Con lo
sguardo rivolto alle eroine pucciniane, icone di una femminilità
intramontabile, alcune domande risuonano inevitabili : “ Chi sono oggi le nuove
Turandot? Ci sentiamo tutte un po’ Madama Butterfly? E quali sono gli attuali
modelli di donna , ancora vittime o eroine?”
Questo in
sintesi l’argomento dell’incontro dal titolo “ PUCCINI E LE SUE DONNE. VITTIME
O EROINE DI IERI, DI OGGI… DI SEMPRE ?” , a cura di Cristiana Gemignani e rappresentato
dall’artistica locandina di Angelo Dionigi Fornaciari che si terrà sabato 23
marzo alle ore 17,00 a Palazzo delle Muse, sala ex APT, piazza Mazzini a
Viareggio.
Il tema
trattato è sicuramente degno dell’ interesse non solo dei musicologi, ma anche di coloro che sono da sempre attenti
osservatori del rapporto tra l’opera del grande compositore e la complessità
delle sfumature dell’animo femminile, che porta le protagoniste pucciniane a
rivestire il ruolo di donne forti e determinate ma anche fragili e sottomesse;
comunque pur sempre, alla fine, vittime dell’amore e quindi perdenti. Donne
ricche di temperamento seppur destinate alla sofferenza. Ma quanto il vissuto
di Giacomo Puccini è legato alla sorte delle sue muse?
Un incontro
interdisciplinare, quello di oggi, che consentirà di affrontare un tema intrigante
e complesso, da diversi punti di vista: storico, musicale e, sviscerando gli
anfratti più nascosti, psicologico e neurologico. A parlarcene saranno infatti
il prof. Ubaldo Bonuccelli, neurologo, la dott.ssa B.Maria Cecchini, storica, i
registi Daniele de Plano e Vivien Hewitt e la dott.ssa Maria Fontana,
psicologa.
Partendo dalla figura del geniale compositore,
che verrà analizzata nel suo aspetto emotivo e sentimentale, proveremo a capire
perché egli abbia scelto di dare vita con le sue melodie a personaggi che hanno legato l’amore al concetto di
sofferenza e annullamento di sé.Una forte simbiosi tra Puccini e le sue donne ci porta a pensare che ogni volta che si alza il sipario il Maestro porti costantemente in scena se stesso e la sua paura di affidarsi all’amore.
Grazie all’indiscussa universalità di Giacomo Puccini, il tema è più che mai attuale. Non è cambiato molto oggi, o forse si? Dietro quale ventaglio noi donne dovremo continuare a nascondere l’imbarazzo di un sentimento dilaniante ? Quale corona in grado di rappresentare finalmente il disgelo dei conflitti con noi stesse e con l’altro, potrà troneggiare, finalmente, sulle nostre teste come delle nuove Turandot?
Qual è, dunque, la chiave di volta che rende la donna del ventunesimo secolo veramente libera e consapevole dei propri destini?
C.G.
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